Scrivo per passione e divertimento. Mi piace leggere, cucinare, guardare film e viaggiare in Italia e nel mondo.

Nella storia della razza umana, disgraziatamente, da sempre non tutti hanno la fortuna di venire al mondo completamente sani, né di mantenere la salute e la gagliardia per tutta la propria vita: la disabilità, sia che essa derivi da una malattia o una malformazione congenita, sia che sia la conclusione di un pesante trauma o di lesioni, sia che finalmente sia causata soltanto dall’inesorabile incedere degli anni, è una incessante presenza nella nostra società. Ciò che però, con il passare dei secoli, è per fortuna cambiato, a nostro giudizio, è il modo in cui la società stessa ha imparato a vedere le persone afflitte da tale dilemma, a gestirne gli handicap e le difficoltà che questi creavano nella vita quotidiana, e non ultimo a non dimenticarsene nell’organizzare la vita collettiva.

Non è neppure difficile, se vogliamo, ritrovare intorno a noi, nell’immediata quotidianità di ciascuno, esempi ben definiti di questo cambio di prospettiva: guardiamo semplicemente le nostre case. Principalmente se non sono proprio di recentissima fabbricazione, non avremo bisogno di essere architetti per riconoscervi mille e mille ostacoli per un disabile, dalle porte oltremisura strette, che non permettono il passaggio di una sedia a rotelle, a stanze, come i bagni, decisamente impossibili da sfruttare per chi non può camminare, fino alle onnipresenti, specie nei condomini delle grosse città, rampe di scale che portano ai vari interni. Non è complicato comprendere che in tutti questi casi vediamo il prodotto di un’architettura che, come era normale ai tempi, non era costruita intorno all’esigenza di restare praticabile e fruibile anche per un disabile, mentre adesso riteniamo una grande priorità quella di abbattere ogni barriera architettonica.

Fra gli esempi che abbiamo riportato concisamente, solitamente le scale costituiscono il problema apparentemente più insuperabile – e questo perché, a differenza degli altri ostacoli di cui abbiamo parlato, non sono un problema la cui soluzione può creare temporanei disagi al solo disabile, per lavori e installazioni, ma anche, trattandosi di parti comuni, a tutti i condomini. Per di più, anche da un punto di vista del tutto tecnico e imparziale, e dando per scontata l’auspicabile pazienza e apertura dell’intera schiera di abitanti del palazzo, le scale possono creare seri problemi: sovente sono troppo lunghe, o dalla pianta mal strutturata, per potervi installare dei montascale, e per la loro conformazione, allo stesso tempo, non offrono le dimensioni necessarie a creare la tromba di un ascensore convenzionale.

Fortunatamente, le soluzioni tecniche per questi casi molto complicati (ma disgraziatamente non così rari, specialmente come dicevamo nei palazzi di una certa età) esistono, e sono altrettanto efficienti e sicure di quelle tradizionali. Dove non si ha modo di sfruttare montascale, né spazio per la tromba richiesta da un ascensore comune, l’installazione di piattaforme elevatrici permette il superamento semplice dei dislivelli a chi è costretto su una sedia a rotelle, e gli restituisce così la totale fruizione degli spazi domestici, tanto rilevante per l’equilibrio psicologico e l’umore del disabile; allo stesso tempo, i moderni accorgimenti tecnici permettono di eseguire i lavori in tempi molto rapidi e con interventi ridotti al minimo necessario, limitando così i disagi anche per il resto della collettività.